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18-10-2007 - Roma, 18 ottobre 2007

Pari opportunità, le donne di tutte le Regioni bocciano il sistema Italia - presentata la ricerca “la Road map delle pari opportunità”

Gli organismi regionali si interrogano sul grado di soddisfazione e sulle necessità delle donne italiane e sugli interventi da mettere in campo. Le risposte della ricerca “La road map delle Pari opportunità” mettono al primo posto la necessità di servizi pubblici per gestire lavoro e famiglia. In tutte le regioni emerge la richiesta di politiche di genere a tutto campo. Sulla presenza delle donne in politica il maggior grado di insoddisfazione.



Italia bocciata in tutte le materie nelle pari opportunità. Nonostante i progressi, il bilancio finale è ancora in rosso. Dagli orari di lavoro alle strutture pubbliche, il sistema Paese non ha saputo seguire i cambiamenti di una società e di un mondo produttivo che oggi chiedono la massima flessibilità. Mancano servizi e sostegni per una vita fatta di lavoro, famiglia, tempo libero. A risentirne sono, in particolare, le donne. Il giudizio è categorico: le opportunità non sono uguali per tutti, non solo per la difficoltà di carriera o per la scarsa presenza femminile nei luoghi di potere, a cominciare dalla politica, ma perché mancano strutture e condizioni che possono essere create solo da un approccio innovativo e globale. Molto concreto.



La risposta necessaria è in nuove politiche di genere, che non agiscano per settori ma a tutto campo.



Sono gli aspetti essenziali emersi dalla ricerca “La road map delle pari opportunità”, presentata oggi a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati. L’indagine, patrocinata dalla ministra Barbara Pollastrini, nasce su iniziativa della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome. Obiettivo dichiarato è capire quali approcci e interventi mettere in campo per la realizzazione concreta della parità di genere, ossia di un maggior benessere sociale.



In fatto di pari opportunità il Paese è seccamente bocciato dalle italiane. Nella scala classica da 1 a 10, il voto attribuito è 5,7 e scende ancora se viene assegnato dalle laureate (5,0) da donne tra i 25 e i 34 anni o da occupate (5,3). Anche su singoli settori l’indagine, realizzata da PublicaReS (società del Gruppo Swg), ha verificato un forte gap tra aspettative e realtà. Nemmeno un singolo aspetto, dal lavoro alle tutele sulla maternità (che riscuotono il voto più alto) raggiunge la sufficienza.



Il settore in cui si registra il più alto grado di insoddisfazione è la politica: il voto assegnato è un secco 4,9. A valutare in modo maggiormente negativo il quadro dello spazio femminile in politica sono innanzitutto le donne con maggior livello scolare (le laureate) e quelle che lavorano. Le prime esprimono un voto pari a 4,2, mentre le seconde riconoscono un 4,5. Invece la facilitazione all’ingresso del mondo del lavoro viene valutata con 5,8, al pari delle tutele sulla maternità e la questione delle possibilità di carriera incassa un 5,7. In altre parole, secondo le donne la parità passa, prima di tutto, attraverso interventi concreti sul fronte dei servizi.





Il versante sul quale si registra una più pressante urgenza di intervento è infatti quello della conciliazione lavoro-famiglia e dei servizi, dall’accompagnamento dei figli a scuola agli orari dei negozi. Il voto medio è pari a 5,3. A soffrire maggiormente della mancanza di politiche adeguate sono, soprattutto, le donne più attive, quelle che hanno una scolarità alta (il voto assegnato da questo segmento è addirittura al di sotto del 5), quelle che vivono nel Centro del Paese e nel Nordest e, soprattutto, quelle ne hanno maggior bisogno, ovvero le occupate. Qui il voto assegnato non supera il 5.



In altre parole, spiega Enzo Risso, di PublicaReS, coordinatore della ricerca, “appare imperiosa la necessità di realizzare vere e proprie politiche per la quotidianità di vita femminile. Politiche fatte di tempo, spazi, sostegno, riconoscimento, nuovi servizi, alleggerimento dei carichi e dei pesi, ma anche di ruolo, funzioni, protagonismo femminile”. Emerge a gran voce il bisogno di una nuova stagione di sviluppo per le politiche di pari opportunità. Una urgenza, sottolinea il ricercatore, che viene segnalata soprattutto dalle più giovani, le venti-trentenni



Tra gli interventi ritenuti prioritari (su questo piano la ricerca interpella anche persone di sesso maschile) , figura primo in classifica il potenziamento dei servizi di supporto (asili, doposcuola, assistenza agli anziani), la cui urgenza viene ravvisata anche dagli uomini, con un grado di urgenza praticamente analogo (indice di priorità: 40 per gli uomini, 43 per le donne). Per gli uomini è secondo in classifica un sostegno economico a famiglie con anziani e figli (34 contro il 29 delle donne), mentre per le donne è prioritaria una maggiore flessibilità dei tempi di lavoro (chiesta con grado di priorità 33 dalle donne e 32 dagli uomini). Importanti, sia per gli uomini che per le donne, gli incentivi alle imprese per l’apertura di asili nido aziendali (21 uomini, 23 donne).

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Il disagio femminile è forte anche sul fronte della sicurezza. Quella italiana è percepita ancora come una società sostanzialmente violenta e insicura per le donne. Il voto medio assegnato è 5,5, ma peggiora se a dare il voto sono le donne più attive, che hanno una relazione maggiore con l’esterno, come le persone con un livello scolare maggiore, le giovani e le lavoratrici. Le prime assegnano un voto che scende a 4,9, mentre gli altri due segmenti danno 5,3.



Sono indicazioni che vengono prontamente raccolte dai rappresentanti degli organismi regionali. Chiamate a intervenire, in particolare, le uniche tre donne che ricoprono la carica di Presidente di un’Assemblea regionale. Tutte e tre concordano sulla necessità di un nuovo approccio alle problematiche di genere. “Oggi – osserva Monica Donini, Emilia Romagna - non basta più responsabilizzare la produzione normativa sul tema delle donne, ma occorre costruire una stringente coerenza tra mezzi e fini; mettere a sistema le donne (e non alcuni di quelli che si ritengono i loro temi), significa costruire un assetto democratico funzionante e attivo. Si tratta di una riforma civile non più differibile nel tempo”. Per Alessandrina Lonardo, Campania, le donne devono anche costruire loro le pari opportunità, facendo rete. “Resto convinta – afferma - che le donne debbano praticare una maggiore solidarietà. E’ la condizione indispensabile, l’approccio culturale oltre che operativo adeguato”. Accanto a questo, strumenti come le quote rosa possono essere un bel fulcro per il cambiamento: “All’inizio ero scettica – confessa -. Mi sono convertita alle quote rosa intervenendo ad un congresso sindacale. In sala c’erano tantissime delegate e dal palco me ne sono rallegrata… Poi mi hanno detto che erano così numerose grazie alle quote”.

Anche dalla presidente dell’Assemblea della Basilicata, Maria Antezza, due proposte concrete e di sicuro impatto per diffondere la cultura delle pari opportunità: “istituire borse di studio per incentivare l’ingresso delle donne nelle facoltà di ingegneria ed in quelle dove sono sottorappresentate; inserire interventi di pari opportunità nella didattica, allo scopo di migliorare tra i giovani la cultura di parità, di abbattere gli stereotipi fondati sul genere”.



Sull’importanza della rilevazione ai fini di poter operare un cambiamento così necessario concordano due donne in prima linea sulle politiche di genere: la ministra Barbara Pollastrini e l’On. Titti De Simone, presidente del Comitato Pari opportunità. Per la Pollastrini “conoscere per agire è una premessa che dovrebbe sempre guidare l’azione politica e amministrativa. La Road map costituisce – scrive la ministra in un messaggio indirizzato ai Presidenti delle Assemblee regionali – costituisce un lavoro preziosissimo e di alto profilo qualitativo”. Dalla ministra anche un riconoscimento “alla collaborazione con le istituzioni regionali e locali” che “si stanno producendo in uno sforzo e una mobilitazione straordinarie in termini di pensiero e iniziative per l’uguaglianza di genere”. Ogni iniziativa volta a riequilibrare le disparità è importante ed opportuna, concorda l’On. De Simone. Essenziale capire che “le pari opportunità sono fatte di tanti elementi diversi. La ricerca in particolare – sottolinea – con i dati sul tempo libero e sulla mancanza di servizi rende evidente qualcosa che non si è ancora ben percepito: il tema delle pari opportunità coincide con quello delle libertà”.



L’osservazione è condivisa da un uomo: “I servizi nel territorio risultano la base primaria per una quotidianità che spesso costituisce il primo passo per la parità di diritti, inclusa la possibilità di vivere il proprio tempo”, sostiene Alessandro Tesini coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, presidente Assemblea regionale Friuli Venezia-Giulia. In questo senso le indicazioni che arrivano dalla ricerca sono molto chiare. Molte di queste per essere realizzate, secondo Tesini, non devono aspettare un intervento normativo di tipo politico ma una “autentica trasformazione della società che può essere accompagnata da una norma politica”. Solo sulla presenza delle donne in politica l’intervento della politica è indispensabile. Tesini si dichiara favorevole alle quote rosa: “non sono mai stato un fautore – puntualizza – ma quando con tutta evidenza non ci sono altri strumenti non resta che affidarsi a questo”.

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