CONFERENZA DEI PRESIDENTI
DELLE ASSEMBLEE LEGISLATIVE
DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME

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Comunicati Stampa

13-12-2013 - ROMA, 13 DICEMBRE 2013

Ultima Assemblea plenaria della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali del 2013.
Brega: anno difficile, ma non manca l’impegno e la voglia di agire.

Si è svolta oggi l’Assemblea plenaria della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, presso la sede di Via Pietro Cossa 41, a Roma, presieduta dal Coordinatore e Presidente del Consiglio regionale dell’Umbria, Eros Brega.
Hanno partecipato i Presidenti: Palma Costi (Emilia-Romagna), Michele Boffa (Liguria), Vincenzo Niro (Molise), Onofrio Introna (Puglia), Giovanni Ardizzone (Sicilia), Diego Moltrer (Trentino Alto-Adige), Bruno Dorigatti (Provincia di Trento), Clodovaldo Ruffato (Veneto).
Tra i punti all’ordine del giorno la valutazione della proposta di predisposizione del Piano Triennale di prevenzione della corruzione e del Codice di comportamento dei dipendenti dei Consigli regionali.
L’Assemblea ha approvato tre ordini del giorno: sulla tutela dei prodotti agroalimentari italiani; sul completamento della linea ferroviaria per l’Alta velocità sulla dorsale adriatica; sull’attuazione delle iniziative necessarie a fronteggiare l’emergenza OGM sul territorio nazionale (allegati).
“Sono molto soddisfatto del lavoro che la Conferenza ha fatto in questo 2013 – ha dichiarato il Presidente Brega –. È stato un anno molto difficile per l’intero Paese, per la politica e per il sistema regionale in particolare, difficoltà alle quale abbiamo tentato di rispondere lavorando al meglio, considerando che solo l’impegno di tutti sia l’unico modo per affrontare e risolvere i mille problemi che viviamo. L’auspicio – ha concluso Brega – è che il 2014 sia realmente l’anno delle riforme; le Assemblee regionali sono pronte a fare la loro parte”.

ALLEGATI
ORDINE DEL GIORNO n.1
“TUTELARE E PROMUOVERE IL MADE IN ITALY DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO”
La Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni
e delle Province autonome, riunita in Assemblea plenaria a Roma il 13 dicembre 2013
Premesso che:
- in un momento di grave crisi in cui il nostro Paese è alla ricerca di azioni e risorse per il rilancio dell’economia e della crescita occupazionale, il Made in Italy e, in particolare, quello agroalimentare, è universalmente riconosciuto come straordinaria leva competitiva “ad alto valore aggiunto” per lo sviluppo del Paese;
- l’agroalimentare Made in Italy registra un fatturato nazionale superiore ai 266 miliardi di euro e rappresenta oltre il 17% del prodotto interno lordo;
- il Made in Italy agroalimentare si caratterizza per suoi primati in termini di:
• maggior valore aggiunto per ettaro in Europa;
• livello di sicurezza e sistema dei controlli degli alimenti;
• prodotti a denominazione protetta e produzioni biologiche;
- la crescita costante dell’export testimonia l’indiscutibile ruolo dell’agroalimentare nazionale e del valore attribuito al marchio “Italia”, con un territorio ed una produzione apprezzati ed imitati nel mondo;
Considerato che:
- occorre prevenire e contrastare l’usurpazione del Made in Italy, assicurando la qualità, la salubrità, le caratteristiche e l’origine dei prodotti alimentari, in quanto elementi funzionali a garantire la salute ed il benessere dei consumatori ed il diritto ad una alimentazione sana, corretta e fondata su scelte di acquisto e di consumo consapevoli;
- la circolazione di alimenti che evocano una origine ed una lavorazione italiana che non possiedono, pregiudica l’immagine del patrimonio agroalimentare nazionale che, come espressione dell’identità culturale dei territori, rappresenta un bene collettivo da tutelare ed uno strumento di valorizzazione e di sostegno allo sviluppo rurale;
- l’articolo 26, comma 2, lettera b) del regolamento CE 25 ottobre 2011, n.1169/2011, relativo alla messa a disposizione di informazioni sugli alimenti ai consumatori, impone come obbligatoria l'indicazione del paese d'origine o del luogo di provenienza per una serie di prodotti, tra cui le carni di animali della specie suina, fresche, refrigerate o congelate, fissando alla Commissione il termine del 13 dicembre 2013 per adottare le disposizioni di attuazione dell’obbligo;
- la legge 3 febbraio 2011, n.4, Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari, offre l’opportunità di anticipare l’applicazione della normativa comunitaria introducendo l’obbligo di indicare l’esatta provenienza dell’origine degli alimenti nei settori delle carni suine, del latte e di tutti i prodotti trasformati a garanzia del corretto funzionamento del mercato e dell’adozione di scelte informate da parte dei consumatori.
auspica
- che siano promosse, con specifico riferimento al settore del commercio con l’estero, tutte le iniziative più opportune al fine di prevenire le pratiche fraudolente o ingannevoli, ai danni del Made in Italy o, comunque, ogni altro tipo di operazione o attività commerciale in grado di indurre in errore i consumatori e, ancora, assicurare la più ampia trasparenza delle informazioni relative ai prodotti alimentari ed ai relativi processi produttivi e l’effettiva rintracciabilità degli alimenti;
- che sia impedito l’uso improprio di risorse pubbliche per finanziare progetti o imprese che possano alimentare il fenomeno del finto Made in Italy, introducendo fattori di concorrenza sleale per le imprese italiane e pregiudicando gli interessi dei cittadini e dei consumatori.
sollecita
- il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministro della salute al fine di assicurare il rispetto, da parte della Commissione europea, del termine del 13 dicembre 2013, imposto dal regolamento n. 1169/2011/CE, per l’attuazione dell’obbligo di indicazione del paese d’origine o del luogo di provenienza;
- il Governo, nelle more dell’approvazione, a livello comunitario, dei suddetti provvedimenti di attuazione, di attivare i decreti di attuazione della legge n. 4 del 3 febbraio 2011, per introdurre l’obbligo di etichettatura e, inoltre, avviare opportune campagne di informazione per gli organi di controllo e per i consumatori sulle normative in materia di etichettatura dei prodotti alimentari e le indicazioni di origine;
- i Ministri competenti all’adozione, anche per le carni suine, di un sistema analogo a quello previsto dall’articolo 10 della legge 14 gennaio 2013, n. 9, Norme sulla qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini, al fine di rendere accessibili a tutti gli organi di controllo ed alle Amministrazioni interessate le informazioni ed i dati sulle importazioni e sui relativi controlli concernenti l’origine di tutti i prodotti alimentari, nonché assicurare l’accesso ai relativi documenti da parte dei consumatori, anche attraverso la creazione di collegamenti a sistemi informativi ed a banche dati elettroniche gestiti da altre autorità pubbliche.
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ORDINE DEL GIORNO n. 2
“PER UNA ITALIA LIBERA DA OGM”
La Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni
e delle Province autonome, riunita in Assemblea plenaria a Roma il 13 dicembre 2013
Premesso che:
- gli organismi geneticamente modificati (OGM), come è noto, sono esseri viventi che possiedono un patrimonio genetico alterato artificialmente tramite l’aggiunta, l’eliminazione o la modifica di elementi genici;
- l’agricoltura è uno dei settori ad alto “rischio-OGM”, in particolare per quanto attiene ai pericoli generati dall’induzione di resistenze o tolleranze in organismi nocivi, dalla selezione di organismi infestanti o “superinfestanti”, dall’alterazione del valore nutrizionale e infine dalla riduzione di varietà coltivate e perdita di biodiversità;
- non trascurabili sono anche i rischi derivanti dall’interazione con altri organismi, che potrebbero originare un pericoloso trasferimento orizzontale dei geni, l’inquinamento della base genetica attraverso la dispersione di semi o polline, il trasferimento di geni a microrganismi ed infine la generazione di nuovi virus per ricombinazione genetica.
Considerato che:
- la situazione giuridica che si è venuta a creare in Italia è piuttosto complessa a seguito della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, nell’ottobre 2012 (causa Pioneer Hi Bred Italia Srl contro il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali) che si è pronunciata in via pregiudiziale sull’interpretazione dell’articolo 26-bis della direttiva 12 marzo 2001, n. 2001/18/CE, sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati e che abroga la direttiva 90/220/CE del Consiglio (che dispone che gli Stati membri possono adottare tutte le misure opportune per evitare la presenza involontaria di OGM in altri prodotti), chiarendo che uno Stato membro non può, nelle more dell’adozione di misure di coesistenza dirette a evitare la presenza accidentale di organismi geneticamente modificati in altre colture, vietare in via generale la coltivazione di prodotti OGM autorizzati ai sensi della normativa dell’Unione e iscritti nel catalogo comune;
- la Corte di Giustizia europea, con la decisione 8 settembre 2011, si era pronunciata negativamente sull’utilizzo,da parte della Francia, della clausola di salvaguardia prevista dall’articolo 23 della direttiva 2001/18/CE. Tale norma, in particolare, prevede che qualora uno Stato membro, sulla base di nuove o ulteriori informazioni divenute disponibili dopo la data dell’autorizzazione e che riguardino la valutazione di rischi ambientali o una nuova valutazione delle informazioni esistenti basata su nuove o supplementari conoscenze scientifiche, abbia fondati motivi di ritenere che un OGM come tale o contenuto in un prodotto debitamente notificato e autorizzato per iscritto in base alla presente direttiva rappresenti un rischio per la salute umana o l’ambiente, può temporaneamente limitarne o vietarne l’uso o la vendita sul proprio territorio;
- la Corte di Giustizia europea nel negare l’applicabilità della clausola di salvaguardia, nel contempo, però, aveva prefigurato la possibilità per gli Stati di adottare “misure cautelari di emergenza” ai sensi dell’articolo 34 del Regolamento 22 settembre 2003, n. 1829/2003.
Constatato che:
- gli strumenti per limitare la coltivazione di OGM sul territorio, per ragioni diverse da quelle ambientali e sanitarie non risultano adeguatamente disciplinati e che non è possibile assicurare misure idonee a garantire che le colture derivanti da prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate coesistano senza entrare in contatto con le colture derivanti da prodotti sementieri tradizionali e non arrechino danno biologico all’ambiente circostante, tenuto conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche locali;
- i recentissimi dati riportati dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) nel dossier che individua gli impatti della coltivazione del mais MON810 sulle popolazioni di lepidotteri e sugli imenotteri parassitoidi sono allarmanti, così come preoccupanti risultano i rischi legati alla diffusione di parassiti secondari potenzialmente dannosi per altri tipi di colture;
- lo studio condotto di recente dall’Istituto federale di tecnologia di Zurigo conferma i danni della coltivazione di OGM sulle larve di coccinella, soggette ad un rischio maggiore di mortalità;
- il parere dell’ISPRA del 30 aprile 2013, recante “Approfondimento tecnico-scientifico relativo al mais geneticamente modificato MON810” conclude che gli studi sugli impatti ambientali relativi alla coltivazione del mais MON810 evidenziano rischi per le popolazioni di lepidotteri non target e non escludono la possibilità di impatto negativo sugli organismi acquatici sensibili alle tossine Cry1Ab;
- il Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, nelle sue attività di monitoraggio dei campi e delle piantagioni OGM nelle province di Udine e Pordenone, ha riscontrato i primi livelli di contaminazione nell’area del Comune di Vivaro (Pordenone);
- il Capo del Corpo forestale dello Stato, Ing. Cesare Patrone, durante l’audizione del 6 novembre 2013 presso la Commissione Agricoltura della Camera, nel riferire sulle attività condotte in Friuli Venezia Giulia, ha reso noto che oggetto di campionamento sono stati anche i terreni limitrofi ai campi seminati con mais MON810, allo scopo di verificare eventuali contaminazioni ambientali a carico dei terreni coltivati con mais tradizionale e che dai risultati analitici ottenuti è emerso un inquinamento genetico fino al 10%.
Ritenuto che:
- è necessario scongiurare l’imminente rischio di contaminazione delle colture tradizionali con prodotti geneticamente modificati, che comporterebbe ineliminabili ed irreversibili conseguenze;
- è urgente attuare sinergicamente tutte le iniziative necessarie a fronteggiare l’emergenza OGM sul territorio nazionale, al fine di limitare la commistione di territori e produzioni con organismi geneticamente modificati, che rappresenta un elevato elemento di criticità e di rischio per la tutela economica del modello agricolo nazionale.
Auspica:
- una più efficace sinergia fra gli Istituti di ricerca,in particolare l’ISPRA del Ministero dell’Ambiente, il CRA del Ministero delle politiche agricole e l’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, per approfondire in maniera certa l’esistenza o meno dei danni provocati all’ambiente;
- la rivisitazione delle decisioni europee del 2001 e del 2003, al fine di restituire ai singoli Stati un campo di azione autonomo per la coltivazione o il divieto, sul proprio territorio, di colture OGM, coerenti con le diverse tipologie di agricoltura e dei diversi valori ambientali e territoriali presenti e adottati nei singoli Stati europei.
Sollecita:
- l’adozione, ad integrazione e potenziamento di quanto stabilito dal decreto del 12 luglio 2013, delle necessarie misure sanzionatorie, da prevedere, in considerazione della compromissione dei valori colturali, economici e territoriali di eccellenza dell’agricoltura italiana, di provvedimenti efficaci nei limiti di quanto previsto dai pronunciamenti dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
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ORDINE DEL GIORNO n. 3
La Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome
riunita in Assemblea plenaria a Roma il 13 dicembre 2013
PREMESSO CHE
• il diritto a un trasporto efficiente è uno dei diritti fondamentali dei cittadini;
• collegamenti veloci sulla linea adriatica sono una priorità per lo sviluppo dell’intera dorsale adriatica, dal Nord Est al Centro al Mezzogiorno;
• l’Alta Velocità ferroviaria adriatica e l’ammodernamento della dorsale orientale della rete ferroviaria italiana sono obiettivi strategici per le Regioni del Centro-Sud e del Nord adriatico interessate;
CONSIDERATO CHE
• attraverso l’interconnessione con le reti appenninica, ionica e dei Paesi europei confinanti nel settore Nord Orientale, la modernizzazione delle infrastrutture ferroviarie lungo l’Adriatico assumerebbe un valore strategico per collegare tutte le aree italiane, assicurando una mobilità efficace e sostenendo la capacità industriale-commerciale e quindi lo sviluppo economico;
• l’Alta Velocità adriatica, in connessione con lo sviluppo dell’Alta Capacità sull’asse Puglia-Campania, rivoluzionerebbe il trasporto ferroviario nel Mezzogiorno e che velocizzare con linee ferroviarie moderne le comunicazioni tra Tirreno e Adriatico attraverso l’Appennino, rappresenta per regioni una sfida all’emarginazione del Sud e una risorsa per la ripresa;
• collegamenti ferroviari moderni tra il Mezzogiorno, il Centro-Nord e l’Europa sono essenziali nel progetto di reti intermodali internazionali e che la tratta dal Salento al capoluogo emiliano è un segmento rilevante del Corridoio Adriatico, uno dei progetti di rete integrata europea di trasporti che valorizzerà i collegamenti transadriatici via mare, su gomma e rotaie tra l’Europa e il Mar Nero;
• il prolungamento del corridoio baltico-adriatico lungo la dorsale adriatica, sulla direttrice Milano-Lecce, renderebbe l'Italia snodo centrale degli scambi tra Oriente e Occidente mediterraneo;
• lo stanziamento di 450 milioni di euro in tre anni, dal 2013 al 2015, previsto nella Legge di Stabilità 2014, rappresenta solo un primo intervento;
RITENENDO
prioritario eliminare l’anacronistica strozzatura tra Puglia e Molise e in Abruzzo, realizzando il raddoppio della linea ferroviaria adriatica nei 37 chilometri di binario unico tra Lesina Termoli e nella pur tratta a Nord della stazione di Ortona;
tutto ciò premesso e considerato
la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome
CHIEDE AL GOVERNO NAZIONALE
• di voler considerare a sua volta prioritaria l’estensione alla dorsale adriatica di progetti di velocizzazione e modernizzazione dei collegamenti ferroviari;
• di voler porre in essere tutte le iniziative utili e reperire le risorse finanziarie necessarie;
• di adoperarsi perchè il raddoppio della tratta ortonese e della Lesina-Termoli venga compreso quanto prima tra le opere strategiche indifferibili, per superare la strozzatura che tuttora limita ad un solo binario 38 chilometri della rete ferroviaria che collega Nord e Sud della penisola sul versante orientale;
• di poter ottenere un incontro a Roma, presso Palazzo Chigi o la sede del Ministero dei Trasporti, per un confronto sulla urgente realizzazione di reti di infrastrutture ferroviarie moderne e veloci, al servizio dello sviluppo di ogni territorio del Paese.