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23-05-2022 - ROMA, 23 MAGGIO 2022

A 30 ANNI DALLA STRAGE DI CAPACI IL RICORDO DEI PRESIDENTI CIAMBETTI, CICALA E FORTE

“Diceva Oriana Fallaci che ci sono ferite che non guariscono, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare: ecco, la strage di Capaci è una di quelle lacerazioni che sanguina e addolora ancora. – ha dichiarato Roberto Ciambetti, Coordinatore della Conferenza e Presidente del Consiglio regionale del Veneto - Sono passati trent’anni: il ricordo di Giovanni Falcone, come quello di Paolo Borsellino, assume i contorni della vergogna, la vergogna di non essere stati in grado, in trent’anni, di far emergere tutta la verità, tra depistaggi, misteri e complicità occulte.
Perché questo fallimento? La risposta a questa domanda ce la dà oggi proprio Giovanni Falcone: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” Ma sono passati trent’anni dalla strage di Capaci e fra poco saranno trent’anni dalla strage di via D’Amelio. La ferita è ancora aperta."
“È nostro dovere aver cura della memoria, ricordando quanti hanno lottato per affermare il diritto a vivere nella legalità e sono caduti per il Paese, portandoli con noi quali esempi illuminati e adoperarci affinché la lotta alla mafia sia sempre più una priorità, un esempio di vita da consegnare alle giovani generazioni. – ha dichiarato Carmine Cicala, Presidente del Consiglio regionale della Basilicata e Delegato per il Coordinamento Antimafia e Legalità della Conferenza - Nel trentesimo anniversario della Strage di Capaci, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, deve essere chiaro a tutti noi che l’antimafia si rende concreta attraverso il rafforzamento di una identità collettiva salda basata su riferimenti valoriali (lo spirito civico, il rispetto, il rigore) da contrapporre a quella mafiosa. Una meta da raggiungere insieme, così come si sta facendo, mediante l’adozione e l’applicazione di iniziative legislative di straordinaria valenza riformatrice, di strategie integrate di ampio respiro, di intelligenti sinergie tra il mondo istituzionale, quello associativo e quello della scuola.”
“Trent’anni fa Giovanni Falcone veniva ucciso a Palermo. – ha ricordato Monica Forte, Vice Delegata per il Coordinamento Antimafia e Legalità della Conferenza - Chi ha deciso la sua morte, quella di Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, ha scelto di farlo non a caso nella sua città. Un atto simbolico con cui Cosa Nostra volle dimostrare il proprio potere nello stesso luogo in cui Falcone decise di celebrare il maxiprocesso per mostrare al contrario la forza dello Stato.
Oggi, dopo centinaia di sentenze che certificano la presenza radicata della mafia in tutto il nostro Paese, appare quanto mai necessario dimostrare che lo Stato c’è e non ha dimenticato le vittime dì mafia. È compito delle istituzioni portare avanti l’insegnamento e l’esempio di Falcone, a maggior ragione in un periodo di crisi come quello attuale in cui famiglie e imprese sono fragili di fronte alle pressioni delle criminalità organizzate.”