CONFERENZA DEI PRESIDENTI
DELLE ASSEMBLEE LEGISLATIVE
DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME

Rivista

 

Rivista della Conferenza dei Presidenti dell'Assemblea, dei Consigli regionali e delle Province autonome

Questa rivista: libertà e nuovi strumenti

editoriale dal n. 1/2001 di Roberto Louvin, Presidente del Consiglio regionale della Valle d'Aosta e Coordinatore della Conferenza dal 7 luglio 2000 al 21 marzo 2002

Nel titolo Parlamenti Regionali è racchiuso il senso di un processo riformatore ormai avviato che abbiamo la voglia e, forse, la presunzione di far evolvere in modo aperto e trasparente.
Le Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome sentono oggi i rischi e le opportunità di un momento storico senza precedenti.
La dimensione regionale si afferma in questo momento come livello qualificato ed emergente di decisione politica, come ambito naturale di consolidamento per le identità, come luogo di partecipazione ravvicinata di soggetti privati e pubblici, come strumento di apertura ultranazionale. Non solo un "livello amministrativo", ma un ente politico in senso pieno e compiuto.
La trasformazione delle nostre società regionali richiede assemblee legislative agili e credibili, non rissosi e paludati consessi ripiegati a difesa di privilegi non più capiti ne accettati. Una guida politica nel senso pieno del termine per la trasformazione della società, accanto ad esecutivi autorevoli nel loro ruolo di governo, capaci di controllare e dirigere la "zona grigia" delle strutture tecniche e burocratiche che tendono a sottrarsi più o meno consapevolmente all'affermazione della volontà espressa elettoralmente dai cittadini.
Le relazioni fra i diversi soggetti responsabili della legislazione nell'ambito dell'Unione europea (Parlamenti regionali, Parlamenti statali e la triade Consiglio-Commissione-Parlamento europeo) si fanno più strette e veloci. Il comune impegno nella costruzione dello spazio giuridico europeo non può svilupparsi a compartimenti stagni, ma deve crescere in una logica di cooperazione ed interscambio più efficiente e meglio strutturata, non solo per linee discendenti ma con un'interazione continua che veda le Regioni partecipi del processo collettivo di legislazione.
Non ultimo, l'erosione continua degli spazi della politica da parte di altri attori del moderno decidere, dal mondo economico e scienti­fico ai media, dai giudici alle autorità indipendenti, ci obbliga a ricol­locare in modo intelligente ed attento al centro della società i mecca­nismi parlamentari della discussione, del voto, del consenso, della trasparenza degli obiettivi del mutamento sociale, del controllo sugli assetti organizzativi pubblici e sul loro operato.
Qualificandoci come Parlamenti Regionali non facciamo perciò una scelta di pura vanità. Raccogliamo invece la sfida, difficile e necessaria, di essere veri parlamenti, uscendo dalle secche di una condizione ormai superata che ci relegava in condizioni prevalentemente amministrative, luogo di conflittualità selvagge distanti dagli occhi e dal cuore delle comunità che rappresentiamo.
Mettendoci insieme a riflettere ed operare sulle molte cose da fare, ci uniamo in una rete robusta che vuole essere tessuto di un federalismo vivo e solidale. Abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri e possiamo arrivare insieme laddove nessuno, da solo, può sperare di arrivare.
Chiamarci a Congresso, il 7 e 8 marzo 2001, ha segnato perciò una tappa decisiva di questo percorso. Anche in assenza, per ora, di un preciso riferimento costituzionale, costruiamo un luogo condiviso della democrazia rappresentativa regionale italiana e riempiano un vuoto che data ormai di mezzo secolo. Non ci sembra poca cosa, pur nella consapevolezza del carattere embrionale e ancora in fieri della nostra iniziativa. A questa rivista affidiamo quindi un compito di studio, di confronto, di testimonianza e di memoria per questo viaggio intrapreso insieme. Sentiamo la necessità di condividere l'analisi e l'elaborazione di una politica che si sottragga allo scontro ideologico per costruire un percorso consensuale e razionale verso una meta che tutti a parole ricerchiamo, ma che a stento sembra avvicinarsi, a dispetto delle tante promesse.
Proprio perché questo percorso sia comune, la rivista Parlamenti Regionali è una forma aperta per un dialogo al di sopra delle parti. Gli autorevoli apporti che essa registra fin dal suo primo numero, venuti da orizzonti diversi e con prospettive differenti, rendono evi dente la natura non partigiana della nostra opera, come deve essere l'opera dei Parlamenti che oggi rappresentiamo.
Molte idee nuove stanno maturando nei parlamenti regionali:
dall'apertura al sistema delle autonomie locali alla promozione dei nuovi diritti di cittadinanza, dalla creazione di un moderno sistema di garanzie all'utilizzo di tecniche innovative nella valutazione di impatto delle leggi. Questa maturazione deve uscire dal chiuso di ogni singola assemblea per estendersi, come per contagio, al sistema parlamentare nel suo complesso.
Così pure il frastagliato panorama della politica italiana, cui si aggiungono nelle Regioni a statuto speciale apporti originali che accrescono ulteriormente lo scenario, ha bisogno di un luogo nuovo di confronto, di tensione costruttiva. Sfida difficile ma entusiasmante, fuori da schemi rigidi, che raccogliamo con senso di misura ma sen­za timidezza, per cercare di creare un "sapere condiviso", un terreno di coltura fecondo.
Questo percorso si presenta tanto più interessante e profìcuo - lo abbiamo già misurato in seno alla Conferenza dei presidenti - in quanto i partiti hanno perso in qualche parte la loro storica funzione di palestra, di sonda della politica e di collante dei gruppi dirigenti.
A nessuno sfugge poi l'importanza di far crescere insieme i corpi specializzati che le Regioni hanno costruito negli ultimi decenni: responsabili di uffici legislativi, centri di documentazione e studio, dirigenti con funzioni di supporto delle attività d'aula e di commissione, un piccolo esercito di esperti le cui qualità e competenze devono affinarsi nello scambio continuo di esperienze, anche in collegamento con i loro omologhi di altri Paesi europei, alcuni per tradizione più avanti di noi, altri, soprattutto nell'Europa dell'est, fortemente bisognosi di acquisire tecniche e strumenti per consolidare la pianta ancora fragile delle loro democrazie territoriali.
Un sano spirito di corpo - non di casta! - può sostenere lo sforzo della classe politica regionale.
Nel momento in cui vengono a gravare sulle spalle delle Regioni nuove e rafforzate competenze, avere il senso di un'ordinata costruzione di sistema, articolare una rete coordinata di elaborazione e di valutazione delle politiche è un passo obbligato.
Consegniamo alla storia le logiche da Orazi e Curiazi che hanno punteggiato il cammino dei rapporti fra il centro e la periferia in tutto il Paese.
Voltiamo pagina e proviamo a scriverne insieme una nuova.

La pubblicazione della rivista è stata sospesa dopo il numero 15/2005